DONNE E CARDIOPATIE, SERVE PREVENZIONE

È PRIMA CAUSA MORTE, PIÙ DEL TUMORE AL SENO

LONG COVID, SINTOMI NEL 15% PAZIENTI

COSENZA, mercoledì 27 ottobre 2021 – Le cardiopatie ischemiche rappresentano la prima causa di morte nelle donne, ancora più del cancro al seno o dei tumori ginecologici. I sintomi sono atipici e sfumati e spesso la sintomatologia coronarica viene trascurata o insufficientemente diagnosticata. Bisogna incrementare la sensibilizzazione sulla necessità di una maggiore prevenzione e sulla riduzione dei fattori di rischio che in particolar modo con la menopausa consentono alla malattia di esplodere. Tra tutti, il fumo, che provoca danni per tre volte superiori più nelle donne che negli uomini.
Ad evidenziare il fenomeno e la tendenza negativa che l’emergenza covid ha contribuito ad accentuare è stato il cardiologo Francesco Boncompagni, professionista in forze alla sede operativa La Madonnina iGreco Ospedali Riuniti intervenendo nel corso di una trasmissione televisiva.
Il Covid – ha evidenziato – ha penalizzato le cure in diversi settori, anche nella cardiologia. Basti pensare che c’è stato un incremento del 40% degli arresti extra-ospedalieri, conseguenti alla riduzione di ingressi negli ospedali e alla rivascolarizzazione. Si è trattato di pazienti che, per paura di recarsi nei pronto soccorso, hanno perso tempo andando incontro alla morte. C’è da considerare, inoltre, che oltre alla riduzione di posti letto, molte attività ambulatoriali sono state sospese perché il potenziale umano, il personale medico e paramedico, è stato dirottato nelle terapie intensive e para-intensive.
L’emergenza ha depotenziato l’attività ambulatoriale, punto di partenza per ogni diagnosi dove si effettuano le prime analisi di primo livello come l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma, le prove da sforzo, l’ecodoppler; strumenti che consentono valutazioni importanti che altrimenti non si riuscirebbero a fare in ospedale.
Nelle strutture come iGreco Ospedali Riuniti in questo periodo c’è stata un’intensificazione del numero delle prestazioni. La domanda è aumentata. Abbiamo effettuato 2500 elettrocardiogrammi, 1900 prove da sforzo, le consulenze hanno toccato cifre come 7-8 mila ingressi. È stato fondamentale il supporto che le strutture private convenzionate hanno dato nella fase di emergenza.
Tutt’ora le liste d’attesa sono elevatissime. Si parla anche di 7 – 10 mesi per esami di primo livello.
Tra i sintomi che si riscontrano – ha aggiunto Boncompagni – anche quelli che rientrano nel Long Covid, sintomi che manifestano un 14-15% dei pazienti. Sono conseguenze, sintomi, disturbi che durano in genere 3 o 4 mesi, con dolori muscolari, annebbiamento, mancanza di memoria, palpitazioni, affanno, dispnea, mancanza d’aria.
Tornare a praticare attività sportiva dopo aver avuto il Covid significa effettuare una serie di esami. Sempre più richiesti perché c’è un protocollo che lo richiede. Si valutano le conseguenze della malattia nei giovani atleti con spirometria, prova da sforzo ed ecocardiogramma. – (Fonte iGreco Ospedali Riuniti – Comunicazione Strategica/Istituzionale Lenin Montesanto – Comunicazione & Lobbying)

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